da Corneto a Tarquinia

una lunga storia d'amore, di corna e di cornioli

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La Storia

Per mille anni CORNETO infiammò la fantasia dei viaggiatori che attraversavano la Maremma laziale e si incise per sempre nei loro ricordi per ciò che ancora oggi è facilmente ammirabile: per la maestà delle sue torri e dei suoi campanili, per la cinta muraria ancora intatta e nei secoli mai espugnata, per la grazia dorata delle sue chiese e dei suoi palazzi ed inoltre per la fama dei suoi uomini d’armi e di fede, per la dottrina dei religiosi raccolti nei suoi monasteri, per l’immensità dei suoi campi coltivati a grano e per la temeraria singolarità del suo nome allusivo e selvatico. Purtroppo però, quando il paese venne inglobato nell’Italia sabauda, si scoprì con meraviglia che tanti altri Corneto o Cornedo, i cui nomi sono tutti derivanti dalla straordinaria e antichissima pianta del Corniolo, punteggiavano la nostra penisola.

Accadde così che i Cornetani, per distinguerlo dagli altri comuni, scelsero di aggiungere al nome originario quello regale dell’antichissima Tarquinia etrusca, che era sorta e vissuta sulla collina retrostante, lontano dal sito della medievale Corneto, decidendo per il nome di Corneto-Tarquinia.

Se però nel 1872 il cambiamento era stato imposto dall’alto in seguito ad uno storico riassetto geopolitico, nel 1922 il nome di Corneto venne cancellato per sempre dalla carta geografica dalla unanime e fermissima volontà popolare. Era accaduto che qualche anno prima, un forestiero giunto a Corneto-Tarquinia per inaugurare una associazione culturale, tra una bicchierata e l’altra ebbe ad affermare che da secoli “l’infelice nome di Corneto, richiamando le corna coniugali, proiettava sulla graziosa cittadina maremmana un incombente riflesso di ridicolo”. Infierendo oltremodo, nascosto sotto lo pseudonimo di TIR, sparse sulle popolarissime pagine de “La Tribuna”, il settimanale allora più letto dagli italiani, l’orribile notizia che Corneto Cornuto, già dai tempi di Boccaccio, era universalmente considerato un paese di donne leggere e che ovunque, storpiando il nome dantesco di Rinieri da Corneto, si rideva delle disavventure di un certo Cornieri da Corneto, assai sfortunato in amore.

In questo spietato modo i bravi abitanti del luogo diffamato, aprendo tranquillamente il loro giornale preferito, in una bella mattina di primavera appresero a mezzo stampa che non vivevano, come sempre avevano voluto credere in una ispida selva di duri cornioli ma, come forse segretamente già sospettavano, in una fitta selva di corna bovine.

L’umiliazione e l’onta furono così forti che decisero di cancellare per sempre dalla loro vita, dalla loro memoria e dalla loro reputazione l’imbarazzo di sentirsi beffardamente definiti Cornetani preferendo il solo nome di Tarquinia.

L’iter burocratico si concluse il 23 aprile 1922 dopo mille anni di storia gloriosa e battagliera fu decretata ufficialmente la morte per eutanasia del nome bello e guerresco dell’altero Corneto che svanì per sempre nel nulla.

Ma Tarquinia, si sa, è una città bizzarra, contraddittoria e a suo modo anche incompiuta che, dopo aver ripudiato il suo vecchio nome troppo rustico per la sua etrusca nobiltà, non è riuscita poi a strapparsi, dal cuore e dalla mente, l’immagine semplice della pianta selvaggia che aveva ispirato la sua vecchia denominazione fin dall’XII secolo e che ancora campeggia, ufficialmente consacrata dalla legge, al centro del suo stemma municipale.

E dire che Vincenzo Cardarelli, poeta sublime, amava la vecchia denominazione del suo selvatico paese natale e a quanti a Roma osavano dargli maliziosamente del cornetano, cornetanamente rispondeva: “Per avere un bel paio di corna non è necessario essere nato a Corneto; ché da noi le corna fanno così poca paura che si tengono per ornamento sopra i credenzoni” ma ciò non bastò a salvare il nome dell’antica Corneto.

Prodotti

I nostri prodotti sono stati realizzati grazie alla collaborazione con Germano Fontebasso presidente della Confraternita della Corniola che da diversi anni è attiva nella salvaguardia del corniolo che ha dato il nome alla città di Cornedo Vicentino (VI). Un gemellaggio sarà d’obbligo.

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